
Lo studio condotto da One Ocean Foundation, pubblicato sulla rivista scientifica Archives of Environmental Contamination and Toxicology, conferma il ruolo del Canyon di Caprera come area critica per l’accumulo di contaminanti marini.
Analizzando campioni di zooplancton, i ricercatori hanno rilevato concentrazioni molteplici metalli pesanti superiori agli standard di qualità ambientale, con potenziali implicazioni per la salute degli ecosistemi e per le specie filtratrici minacciate, tra cui balenottere comuni, squali elefante e mobule (anche conosciute come "diavoli di mare").
Il lavoro rappresenta un contributo concreto alla conoscenza delle aree marine sensibili e rafforza l’urgenza di strategie efficaci di conservazione per il Canyon di Caprera.
Zooplancton come bioindicatore: perché è importante
Dal 2019, One Ocean Foundation studia il Canyon di Caprera come zona ecologicamente strategica, frequentata da grandi vertebrati filtratori che si nutrono ingerendo enormi quantità d’acqua. Proprio questa modalità di alimentazione li rende esposti al rischio di accumulare contaminanti presenti nella colonna d’acqua e nella rete trofica.
Per superare le difficoltà legate alla valutazione diretta dei contaminanti in queste specie (spesso elusivi, mobili e protetti) i ricercatori si sono concentrati sullo zooplancton, preda fondamentale e bioindicatore naturale.
Tra il 2022 e il 2024, sotto la guida di Ginevra Boldrocchi, coordinatrice scientifica di One Ocean Foundation e ricercatrice all’Università dell’Insubria, il team ha raccolto campioni di zooplancton in due punti chiave del Canyon. Le analisi hanno riguardato inquinanti organici persistenti (PCB, DDT) ed elementi in traccia, come mercurio, cromo, cadmio, zinco rame e arsenico.
I risultati confermano: lo zooplancton non solo riflette lo stato di contaminazione dell’ambiente, ma agisce anche da veicolo di trasferimento degli inquinanti lungo la catena alimentare, raggiungendo le specie di livello trofico superiore.
Contaminanti oltre i limiti: cosa dice lo studio
Le analisi hanno evidenziato concentrazioni di diversi metalli pesanti – come mercurio, cromo e cadmio - superiori agli standard internazionali di qualità ambientale. Questi livelli pongono potenziali rischi per la salute degli organismi marini e, indirettamente, anche per l’uomo attraverso processi di biomagnificazione.
La costante presenza di grandi vertebrati filtratori nel Canyon di Caprera, come balenottere, squali elefante e mobule, rende ancora più urgente monitorare e gestire questo tipo di contaminazione, data la vulnerabilità di queste specie minacciate.
Implicazioni per la conservazione: serve una gestione attiva
Gli autori dello studio sottolineano come i dati raccolti debbano essere integrati nelle strategie di conservazione e gestione dell’area. La proposta di riconoscere il Canyon di Caprera come Important Marine Mammal Area (IMMA) si basa proprio sulla necessità di proteggere habitat cruciali per la sopravvivenza di balenottere comuni, squali elefante e mobule, e di preservare l’integrità dell’ecosistema marino.
Per One Ocean Foundation, la gestione attiva e la protezione di aree marine sensibili come questa rappresentano un passo fondamentale per ridurre l’impatto dei contaminanti e garantire un futuro alle specie più vulnerabili del Mediterraneo.