
Viviamo su un pianeta blu. Oceani e mari coprono circa il 75% della superficie terrestre e contengono il 97% di tutta l'acqua disponibile. Producono circa il 50% dell'ossigeno che respiriamo e contribuiscono significativamente aregolazione climatica. Più di tre miliardi di persone (il 40% della popolazione mondiale) dipendono dalla biodiversità e dai servizi offerti dagli ecosistemi marini e costieri. Secondo le stime delle Nazioni Unite e dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), oggi l'economia marina impiega direttamente 31 milioni di persone e fornisce il 2,5% del valore aggiunto lordo mondiale.
In altre parole, l'oceano non è solo essenziale per regolare i delicati equilibri del pianeta, ma costituisce anche un motore gigantesco per lo sviluppo economico e sociale. Oggi la “Blue Economy” è già una delle prime dieci economie mondiali e le previsioni indicano che nel 2030 il suo valore raddoppierà a 3.000.000.000 di dollari.
Il concetto di Economia Blu è stato introdotto nei lavori preparatori per la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile tenutasi nel 2012 a Rio de Janeiro. Accanto all'Economia Verde, molti paesi costieri hanno sottolineato la necessità di riconoscere il ruolo fondamentale dell'oceano nel futuro del pianeta e di tutte le specie viventi. Alcuni anni dopo, con il lancio dell'Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, le Nazioni Unite hanno finalmente identificato un obiettivo specifico (SDG 14) legato alla vita sott'acqua e definito un percorso preciso verso la salvaguardia dell'oceano.
Da un lato, la pressione dell'umanità è enorme. Le attività marittime – estrazione e trasporto offshore di petrolio e gas, commercio, pesca, turismo, costruzione navale, attività portuali, ma più in generale molti altri settori industriali come plastica, chimica e agricoltura, stanno avendo un impatto crescente sugli ecosistemi acquatici e mettendo alla prova la loro resilienza.
Dall'altro, promuovere nuovi modelli di produzione e consumo capaci di combinare crescita con la protezione di ambienti marini dipende in gran parte dalla diffusione di soluzioni tecnologiche più avanzate e nuovi modelli di business. Una delle principali sfide, quindi, è portare innovazioni sostenibili (tecnologie blu) nell'economia marina. Ciò significa sviluppare e applicare i risultati della ricerca in campi come la biotecnologia marina, le nanotecnologie, i nuovi materiali, le fonti di energia rinnovabile (eolica offshore, onde, maree), i combustibili alternativi, le tecnologie per il monitoraggio e il controllo, nelle industrie marittime.
Rappresenta un'enorme opportunità per le imprese e il settore finanziario, che saranno in grado di acquisire o consolidare nuovi vantaggi competitivi. Da questa prospettiva, ci sono anche molte opportunità per creare start-up innovative (e nuovi posti di lavoro), combinando il potenziale delle aree oceaniche e costiere con il rispetto per l'integrità degli ecosistemi.
Alla luce della collaborazione scientifica proattiva avviata negli ultimi anni, la One Ocean Foundation e SDA Bocconi si stanno concentrando su nuove linee di ricerca per esaminare le opportunità legate alla Blue Economy all'interno di un quadro di sviluppo sostenibile. La partnership mira a identificare e mappare le piùsoluzioni tecnologiche innovative e modelli di business, trovare e pubblicizzare storie di successo utilizzando gli strumenti più appropriati per la ricerca e la comunicazione.