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L’acidificazione degli oceani supera la soglia critica: violato il settimo limite planetario

Pubblicato 26 settembre 2025
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Sette limiti planetari oltrepassati

Il Planetary Health Check 2025, pubblicato dal Planetary Boundaries Science Lab del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), lancia un allarme senza precedenti: 7 dei 9 limiti planetari che definiscono lo “spazio operativo sicuro” per la Terra sono stati superati, uno in più rispetto al 2024.

I confini già oltrepassati sono:

  • Cambiamento climatico
  • Integrità della biosfera
  • Cambiamento dell’uso del suolo
  • Uso dell’acqua dolce
  • Flussi biogeochimici
  • Introduzione di nuove entità chimiche
  • Acidificazione degli oceani (novità del 2025)

Solo il buco dell’ozono e l’inquinamento da aerosol restano oggi nella zona di sicurezza, grazie a decenni di cooperazione internazionale.

Anche l’oceanografa Sylvia Earle ha ricordato: “L’oceano è il sistema di supporto vitale del nostro pianeta. Senza mari sani, non esiste un pianeta sano. L’acidificazione è una spia rossa lampeggiante: proteggere l’oceano significa proteggere noi stessi”.

Che cos’è l’acidificazione degli oceani

L’oceano assorbe circa un quarto della CO₂ prodotta dalle attività umane. Questa funzione lo rende fondamentale per regolare il clima globale, ma ha un costo: la CO₂ si scioglie in mare trasformandosi in acido carbonico, provocando un abbassamento del pH delle acque.

Dall’inizio dell’era industriale, il pH superficiale oceanico è calato di circa 0,1 unità, pari a un aumento del 30-40% dell’acidità. Un cambiamento che spinge gli ecosistemi marini oltre la soglia di resilienza.

Gli effetti sugli ecosistemi marini

L’acidificazione mette in pericolo soprattutto gli organismi che costruiscono conchiglie e scheletri calcarei, come pteropodi, molluschi e coralli. I minuscoli pteropodi, fondamentali per la catena alimentare marina, mostrano già segni di erosione dei gusci, con conseguenze a cascata su pesci, uccelli marini e, infine, sulla pesca globale.

I coralli tropicali e quelli di acque fredde sono tra i più colpiti, insieme alla fauna marina artica, dove i cambiamenti chimici avvengono più rapidamente.

Perché agire è ancora possibile

Se la diagnosi del Pianeta appare drammatica, gli scienziati sottolineano che il cambiamento è possibile. L’esempio della protezione dello strato di ozono, grazie al Protocollo di Montréal, dimostra che azioni globali coordinate possono invertire i trend negativi.

La sfida ora è ridurre le emissioni di combustibili fossili, frenare la deforestazione e proteggere gli oceani: solo così sarà possibile riportare la Terra in una zona di sicurezza.

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