
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Marine Environmental Research, apre nuove promettenti strade per il futuro del monitoraggio marino nel Mediterraneo. Al centro della ricerca c'è il progetto M.A.R.E. (Marine Adventure for Research and Education) – un'iniziativa della Fondazione Centro Velico Caprera con il coordinamento scientifico di One Ocean Foundation – che ha combinato i tradizionali rilevamenti visivi con la raccolta di DNA ambientale (eDNA) nelle acque del Mar Tirreno.
Che c'è di nuovo? Lo sviluppo di sei nuovi marcatori genetici specifici per specie per il monitoraggio degli animali marini (come tartarughe marine e balenottere comuni), e la scoperta di specie elusive come il delfino di Risso, rilevato per la prima volta su scala mediterranea utilizzando l'eDNA.
Un Mar Mediterraneo a rischio
Il Mar Mediterraneo ospita circa l'8% delle specie marine conosciute al mondo, ma la sua biodiversità è minacciata da molteplici pressioni: distruzione degli habitat, inquinamento, introduzione di specie invasive e sfruttamento eccessivo delle risorse. Molte specie iconiche, come le balenottere comuni, le tartarughe marine e gli squali, sono ora considerate a rischio o rimangono poco conosciute a causa della mancanza di dati. Affrontare questa sfida richiede nuovi strumenti e un maggiore coinvolgimento della società.
Il Progetto M.A.R.E.
Tra aprile e luglio 2022, il catamarano del progetto M.A.R.E. ha navigato attraverso il Mar Tirreno per raccogliere campioni d'acqua e registrare avvistamenti di fauna marina. A bordo, ricercatori e oltre 100 partecipanti – tra cui influencer e volontari – hanno monitorato la presenza di delfini, tartarughe, mante e altri animali. I campioni d'acqua, raccolti in 36 punti diversi, sono stati analizzati per cercare frammenti di materiale genetico (eDNA) lasciati nell'ambiente dagli organismi marini.
Risultati chiave: l'eDNA rivela chi vive nel mare
La tecnica del DNA ambientale consente ai ricercatori di raccogliere informazioni in modo non invasivo sulla presenza di determinate specie in una data area, basandosi sul materiale genetico che rilasciano naturalmente nell'ambiente. Filtrando l'acqua e analizzandola per marcatori genetici specifici della specie, è possibile confermare se una specie è stata recentemente in quella posizione.
I risultati sono stati notevoli. Grazie all'eDNA, è stata rilevata la presenza di 6 delle 7 specie target, tra cui:
• Il delfino striato è stata la specie più frequentemente rilevata, sia attraverso avvistamenti che analisi genetiche.
• Il delfino di Risso, un cetaceo sfuggente e precedentemente poco documentato, è stato rilevato in diversi campioni, diventando la seconda specie più frequentemente identificata attraverso l'eDNA.
• Tracce di balenottere comuni, tartarughe marine caretta (Caretta caretta), squali elefante e persino il granchio blu atlantico invasivo sono state trovate.
Il capodoglio, nonostante sia noto per abitare l'area, non è stato rilevato—probabilmente a causa della sua mobilità stagionale o della difficoltà di rilevare il suo DNA vicino alla superficie.
Una nuova frontiera nel monitoraggio ambientale
Il progetto ha portato alla creazione di sei nuovi marcatori genetici—strumenti essenziali per rilevare specifiche specie marine. Grazie all'eDNA, sarà possibile monitorare le popolazioni di cetacei, squali e tartarughe in modo più efficiente e non invasivo in futuro. Questo metodo non sostituisce i tradizionali rilevamenti visivi ma li completa, ampliando la nostra capacità di osservare la vita in aree difficili da raggiungere o di rilevare specie elusive.