
L'Italia è tra i principali paesi per l'importazione e il consumo di prodotti a base di squalo. Per la maggior parte di essi si tratta di una frode alimentare, perché i consumatori non si rendono conto di acquistare e consumare carne di squalo.
Il progetto SafeSharks, creato dal WWF, ha raccolto dati per creare un inventario di prodotti e rivenditori. Ha mostrato che solo il 35% delle pescherie ha etichette con il nome scientifico e/o comune dello squalo, mentre nessuna etichetta è presente nei mercati.
Inoltre, la frode alimentare è alimentata dal fatto che gli squali, molto spesso, vengono commercializzati senza pelle o in fette e filetti, ed è quindi difficile per il consumatore rendersi conto di ciò che sta realmente acquistando. Lo squalo blu o verdesca (Prionace glauca), ad esempio, è uno dei soggetti più esposti a questa frode perché viene spesso venduto come pesce spada.
Per acquistare consapevolmente è necessario acquistare prodotti che abbiano un'etichetta completa. Per legge il pesce deve essere etichettato, identificabile e tracciabile.